Nel 2011 sono stati circa 200.000 i casi di colera nel paese durante la stagione della piogge – tra aprile ed ottobre – con circa 9.000 morti nello stesso periodo; quest’anno – secondo i primi dati forniti da MSF (Medecin sans frontieres) – solo nel mese di aprile i casi conosciuti sono oltre 1.600 ma con una mortalità in deciso aumento che passa dal 2,23% al 3%.
In tutto il paese si stanno riaprendo i centri di accoglienza ed oltre 100.000 litri di soluzione IV (indispensabile al trattamento dei contagiati e sufficienti per 17.000 pazienti) sono stati inviati da AmeriCares per fronteggiare la nuova emergenza.
Ancora una volta sarà una strage ignorata dai media del mondo – paradossalmente minimizzata dallo stesso governo haitiano – e destinata a ripetersi anno dopo anno se, da una parte lo stato haitiano, dall’altra i paesi che hanno promesso aiuti non inizieranno a finanziare progetti tangibili per il trattamento e la distribuzione dell’acqua.
Secondo una ricerca condotta dalla DINEPA (Direction nationale de l’eau potable et de l’assainissement di Haiti) degli oltre 500.000 rifugiati che ancora sono ospitati sotto le tende dei campi profughi, meno di un terzo ha – oggi – accesso all’acqua e solo l’1% dispone di sapone.
I progetti di vaccinazione di massa possono aiutare, soprattutto nelle area più ad alto rischio, ma non sono la soluzione più appropriata perché il vaccino conferisce una immunità sono nel 70% dei casi e per un periodo di solo tre anni. Il rischio, per contro, è quello di una forte diminuzione del livello di attenzione e di ricerca dell’igiene da parte della popolazione che si sente, in qualche modo, protetta dal vaccino ed abbassa la guardia con conseguenze spesso disastrose.
Purtroppo i progetti di ampio respiro che potrebbero alleviare la situazione vengono sistematicamente abbandonati non appena, terminata la stagione delle piogge e dei cicloni, l’epidemia si arresta, con la sola conseguenza di lasciare la popolazione sempre più esposta al morbo ed ogni volta più debole ed indifesa.
Il nostro, microscopico, impianto di raccolta e trattamento dell’acqua realizzato per la scuola di Gros vaud permetterà – con i suoi 3200 litri giornalieri – a tutti i 160 bambini di lavarsi ogni mattina e prima di mangiare con acqua trattata e sapone ed è stato messo a disposizione degli abitanti del villaggio per garantire quella igiene indispensabile ad arginare, per quanto possibile, una epidemia colerica.
Poca cosa, forse, ma almeno qualcosa.
Gros vaud, maggio 2012
Maurizio Boganelli
Una scuola per Haiti ONLUS